L’allarme Cgil: a Trieste dal primo aprile a rischio 5mila posti di lavoro

Nel tracciare un bilancio del 2020 e impostare le attività  future,
la Cgil di Trieste mette al centro le tematiche sanitarie, sociali e
economiche del territorio. Il 2020 è stato un anno stravolto
dall’emergenza pandemica, che ha impattato a Trieste in termini
pesantissimi, più che in altre zone d’Italia. Il Friuli Venezia
Giulia, infatti, è la seconda regione per morti in rapporto alla
popolazione, e il capoluogo giuliano ha sofferto per motivi
demografici (il 29% di popolazione over 65), logistici per la
presenza di moltissime case di riposo e per l’assenza di un piano
pandemico strutturato nella prima ondata, che ha portato a una
gestione improvvisata dell’emergenza.
Il nuovo contesto
sociale frutto della pandemia, segnato da distanziamento sociale,
aumento della disoccupazione, solitudini e isolamento ha messo in
forte difficoltà  i cittadini, e in particolare le famiglie con
figli, le donne, le madri, oltre agli anziani e ai domiciliati nelle
RSA, i medici e gli operatori sanitari. L’organizzazione
ha risposto in maniera organica alle vecchie e nuove fragilità  che
riguardano il mondo del lavoro. Lo ha fatto con un’attività  di
rappresentanza unitaria avviata durante il primo lockdown, con la
sottoscrizione il 21 aprile 2020 del protocollo sulla sicurezza nei
luoghi di lavoro con la Prefettura, l’Asugi, il Comune di Trieste e
le maggiorir appresentanze di impresa. I dati del 2020 sono positivi,
con l’organizzazione che ha retto dal punto di vista
dell’erogazione del servizio, delle tutele individuali e di
risposta ai cittadini con il servizio telefonico in tutta la prima
fase, garantendo la sicurezza degli operatori nel sindacato e dei
cittadini.
Sul fronte sindacale
sono stati sottoscritti protocolli di sicurezza nelle maggiori
imprese del territorio per garantire le continuità  lavorative nel
nuovo scenario pandemico e sono stati sottoscritti più di 500
accordi sugli ammortizzatori sociali che coinvolgono 15.000 posizioni
lavorative, ma che riguardano più
in generale circa 900 imprese del territorio per circa 25.000
posizioni. Per tutto il 2020 una forte azione unitaria ha portato a
un confronto con Asugi per cercare di mettere al centro delle
politiche socio sanitarie il rafforzamento della sanità  territoriale
e la capacità  di risposta delle politiche di
prevenzione sugli effetti della pandemia. Al Comune è stato
richiesto un confronto sulle politiche di bilancio (tariffe), sociali
e dell’istruzione, senza ricevere in risposta né adeguate
disponibilità  né realipredisposizioni al dialogo . Difficoltoso
anche il confronto con l’Inps sul tema degli ammortizzatori
sociali, a causa del progressivo disinvestimento da parte
dell’Istituto in termini di competenze e organico sui territori.
A seguito di questi
confronti, di concerto con Cisl e Uil, la Cgil ha condiviso un
documento di giudizio di insufficienza delle istituzioni locali
nell’affrontare la pandemia e rilanciato quattro temi di
investimento sulla città : sanità , sociale, economia e scuola. Su questi quattro
temi, in vista delle elezioni amministrative, la Cgil di Trieste
vuole portare al centro del dibattito politico il rilancio di una
città  che continua a perdere cittadini e giovani e non può più
permettersi di farlo. Con lo sblocco dei licenziamenti, si teme la
perdita di circa 5000 posti di lavoro. La Camera del Lavoro si sta
attrezzando a uno scenario di licenziamenti illegittimi e sofferenze
economiche legate a rapporti di lavoro fallimentari o insufficienza
finanziaria. Allo stesso tempo l’organizzazione si sta attrezzando
per un’azione coordinata e territoriale sulle tematiche del lavoro
a distanza, sia in termini legali che di contrattazione nei luoghi di
lavoro. Il terzo punto fondamentale è la discussione attorno alle
politiche attive del lavoro per governare i processi di
ricollocazione.
“In questo momento
straordinario è necessario un lavoro coeso di tutte le forze
politiche, economiche e sociali del territorio. Saranno determinanti
le scelte strategiche sul fronte sanitario, sociale ed economico per
affrontare i pesantissimi effetti della pandemia – sono le parole di
Michele Piga, segretario generale della NCCDL Cgil Trieste – è
fondamentale una progettazione degli interventi urbanistici del Porto
Vecchio. Ciò vuol dire guardare al futuro di tutta la città , e non
a interventi a spot. La centralità  della ricerca sarà  prioritaria
per governare i processi della transizione digitale e per rilanciare
una nuova manifattura compatibile con l’ambiente e in stretta
connessione con le attività  del Porto. L’investimento sociale può
essere volano economico ed elemento di giustizia sociale in questa
fase”.