Frontiere ed emergenza covid, sbagliati e inutili blocchi a danno dei frontalieri

«Le norme europee, anche in tempo di Covid, prevedono il totale
diritto dei lavoratori frontalieri a recarsi sul proprio posto di
lavoro. Diritto applicato anche nel periodo più critico della
pandemia. Ciò che è davvero importante, nel contrasto
dell’epidemia, è il pieno rispetto, da parte delle aziende e degli
stessi lavoratori, delle normative sulla sicurezza nei luoghi di
lavoro, con il pieno supporto del servizio sanitario pubblico». I
vertici dei Consigli sindacali interregionali Fvg-Slovenia e
Fvg-Croazia, cui aderiscono le segreterie regionali Cgil, Cisl e Uil,
commentano così l’ipotesi, caldeggiata dal Presidente della Giunta
regionale nei confronti del Governo, di eventuali blocchi e divieti
ai confini per i lavoratori frontalieri delle aree contermini di
Slovenia e Croazia. «Non si può fare di tutta un’erba un fascio –
spiegano i due presidenti Roberto Treu e Michele Berti ““ e i
frontalieri hanno caratteristiche specifiche, distinte da quelle di
altre tipologie di lavoratori e di migranti».
Ipotizzare divieti
alla loro circolazione, pertanto, «è contrario alle norme e allo
spirito comunitario e in aperta contraddizione con gli appelli alla
riapertura delle frontiere che lo stesso Fedriga lanciava quando era
l’evoluzione dell’epidemia in Italia a preoccupare i Paesi
vicini». Ciò di cui hanno bisogno le migliaia di frontalieri che
ogni giorno attraversano il confine, così come tutti i lavoratori
della regione, concludono Treu e Berti, sono «provvedimenti coerenti
per un robusto rafforzamento dei dipartimenti di prevenzione e dei
servizi di medicina e sicurezza sul lavoro, che sono uno dei pilastri
su cui poggia la lotta alla diffusione del contagio in questa
emergenza sanitaria».