La Cgil: Porto franco e innovazione per rilanciare il manufatturiero

“Porto e manifattura tra sogno e realtà “: questo il titolo della tavola rotonda organizzata giovedì 21 novembre dalla Cgil di Trieste, che ha voluto esprimere la propria ricetta per il rilancio della manifattura, in un incontro nel quale sono intervenuti anche il presidente della Regione Fvg Massimiliano Fedriga, il presidente dell’Authority portuale Zeno D’Agostino, il presidente di Confindustria Fvg Sergio Razeto e Vincenzo Colla, vicesegretario Cgil nazionale. Per la Cgil, sul piatto non ci sono solo le aree a vocazione industriale ma anche il porto franco e la necessità  di fare sistema con università  e centri di ricerca. M
Michele Piga, segretario della Cgil di Trieste che ha introdotto la tavola rotonda, ha detto che «in un mondo che cambia bisogna ragionare in termini di progettualità . Il primo nodo da sciogliere riguarda le aree ex Ezit-Coselag, in gran parte sotto il Sin. La discussione sulle bonifiche dell’area a caldo della Ferriera, da inserire in una logica complessiva, lambisce la zona di mezzo: lì esistono 219 imprese e tante fabbriche in disuso. A tal fine lo strumento del consorzio ci sembra inadeguato. Per quanto riguarda il porto franco internazionale – ha detto ancora Piga – i rapporti con l’agenzia delle dogane vanno inseriti in un contesto più ampio di politiche industriali. Non ci si limiti a generare un grande magazzino bensì un volano regionale per la filiera manifatturiera. Infine gli atenei e i centri di ricerca regionali: occorre un coinvolgimento progettuale complessivo, che vada oltre una richiesta di mera ricerca applicata». Colla invece, numero due della Cgil nazionale, ha sottolineato come in regione vi siano alcuni «driver per l’intero Paese, tra cui Generali e Fincantieri, oltre che portualità , università  e ricerca. Il punto franco è positivo perché lega porto e manifattura».