Primo Maggio: in cinquemila in piazza a Trieste

Oltre cinquemila persone in piazza a
Trieste, quasi 3.000 a Cervignano da tutta la provincia di Udine, dove
hanno sfilato come da tradizione anche i trattori della Confederazione
italiana agricoltori, 1.500 a Gradisca d’Isonzo, oltre 500 a Pordenone
per un Primo Maggio baciato dal sole, che ha favorito una grande
partecipazione alle manifestazioni organizzate da Cgil, Cisl e Uil in
Friuli Venezia Giulia. Ad animare cortei e comizi non solo i temi del
lavoro e dei diritti, con la preoccupazione per i nuovi segnali di crisi
che arrivano anche dalla nostra regione, per la crescente
precarizzazione dell’occupazione, per l’aumento degli infortuni sul
lavoro: negli striscioni e nei discorsi dai palchi tanti anche gli
appelli a un’Europa più giusta e più attenta al sociale, al lavoro, ai
diritti dei suoi cittadini e degli immigrati che bussano alle sue porte
alla ricerca di un futuro lontano dalle guerre e dalla povertà , ma anche
un’Europa capace di difendere la sua unità , minacciata dalla crescita
dei partiti populisti.
Come di
consueto è stato Trieste il corteo più partecipato, con oltre cinquemila
persone lungo il percorso tra campo San Giacomo e piazza dell’Unità . A
concludere il comizio il segretario confederale della Cisl Ignazio
Ganga: «Se gli ultimi dati sull’occupazione che ci arrivano dall’Istat
sull’occupazione sono ancora incoraggianti ““ spiega ““ allargando lo
sguardo al di là  della contingenza mensile si vede che l’Italia è ancora
in grandissima difficoltà , con oltre un miliardo di ore di lavoro in
meno rispetto al 2008 e un incremento che riguarda soprattutto le fasce
di occupazione debole e dei part-time involontari. Anche per questo
serve più che mai un’Europa che garantisca parità  di diritti sociali e
di condizioni di lavoro a tutti». Un appello che il segretario generale
della Cisl Fvg Alberto Monticco declina a livello regionale: «Anche in
Fvg ““ rilancia ““  occorre dare stabilità  al sistema economico e
dell’occupazione, intervenendo e sanando il precariato, sempre più
sinonimo di sfruttamento, e intervenendo sulla qualità  e la creazione di
lavoro attraverso politiche attive efficaci, in grado di far dialogare
mondo dell’impresa, parti sociali, formazione, sotto la regia di
istituzioni presenti. Solo in questo modo potremo, anche sul territorio,
dare risposte concrete e porre un freno alle nuove marginalità ».