La Kipre chiude il reparto wurstel e taglia 36 posti di lavoro

La Kipre di San Dorligo della Valle chiude il reparto che si occupa
della produzione di wurstel con la conseguenza che entro fine anno 36
posti di lavoro andranno perduti. Lo ha annunciato l’azienda, al
termine di un lungo confronto con le organizzazioni sindacali.
«Nell’ambito del processo di ristrutturazione e rilancio
dell’azienda, iniziato nell’ottobre del 2020, con l’omologazione
dell’accordo di ristrutturazione dei debiti – si legge nella nota
diffusa dalla proprietà  – si procederà  alla chiusura del reparto
wurstel entro la fine dell’anno. I risultati presentati hanno
evidenziato come, negli ultimi anni, nonostante i ripetuti sforzi
compiuti dall’azienda, il reparto wurstel sia stato caratterizzato da
importanti regressioni di fatturato, portando all’apertura di una
cassa integrazione, con un’attività  lavorativa ridotta, a oggi, al
40 per cento per i 36 collaboratori presenti nella struttura. Tale
situazione, dovuta alla forte competizione da parte di produttori su
larga scala ha portato alla necessità  di destinare le risorse su
aree di eccellenza e di crescita per il gruppo Kipre. La società  –
conclude il testo – si è resa disponibile a trovare, insieme alle
organizzazioni sindacali, soluzioni volte alla salvaguardia
occupazionale del maggior numero di collaboratori». Il prossimo
incontro con le organizzazioni sindacali è stato fissato entro la
fine del mese.
Nella nota
sindacale firmata da Sandra Modesti della Flai Cgil assieme a Marco
Savi della Fai Cisl, si legge che «l’epilogo purtroppo non
inaspettato, ma comunque molto sofferto di questa vicenda, arriva
dopo un periodo di cassa integrazione straordinaria, che scadrà  il
13 ottobre, interessando 36 unità  che, negli ultimi mesi, hanno
lavorato per una media di 1 o 2 giornate a settimana. Il gruppo Kipre
ci ha comunicato che non continuerà  la produzione del wurstel causa
la forte competizione della produzione su grande scala che richiede
il mercato. Le Rsu e le nostre organizzazioni – commentano ancora
Modesti e Savi – hanno concordato con la Direzione aziendale del
gruppo un percorso di collaborazione a 360 gradi, per tutelare al
meglio ogni singolo lavoratore. La preoccupazione sottolineata dalle
nostre sigle negli ultimi mesi si è purtroppo concretizzata e segna
l’ennesima chiusura, anche se parziale, in un territorio che già 
soffre lo spopolamento industriale e non rioccupa le migliaia di
persone disoccupate».